Atro che “spoil system”, a Lecce prevale la regola de l’articolu quintu: “Ci tene a manu e’ bintu”.

Non andremo tanto per il sottile. Non ci sono mai  piaciuti i partigiani e di riflesso non amiamo le “partigianerie”. Siamo gente spigolosa, scarsamente affidabile e molto litigiosa. Basiamo la nostra visione del mondo su una precisa “Etica” politica e non siamo assoggettabili a logiche di gestione del potere fine a se stesso. Ecco perché siamo andati su tutte le furie quando alcuni nostri ex camerati, ancora una volta, una volta di più, hanno dimostrato tutta la loro debolezza strutturale, il difetto caratteriale di anteporre gli interessi di parte agli interessi collettivi e comunitari.

Coloro i quali a Lecce hanno favorito il ribaltone politico permettendo alla minoranza del Partito Democratico di “occupare” -più o meno legittimamente Palazzo Carafa- ci hanno indignato perché figli di un peccato originale: l’opportunismo.

Lo furono nel 1995 quando alla continuità storica ed ideale, preferirono seguire la massa informe degli approfittatori e dei traditori, che accoglievano Gianfranco Fini fra lo sventolio delle palme e  ramoscelli d’ulivo al rientro da Gerusalemme.

Lo furono nel 2008 aderendo al Pdl, seguendo Berlusconi, proprietario dell’anima e della proprietà intellettuale di quelle sagome di Giuda.

Lo sono stati recentemente, permettendo ad un manipolo di affaristi e lobby professionali degli incarichi, di trionfare a Lecce Città terra di Destra e meta prediletta di Almirante dai tempi dei La Grua, Sponziello, De Cristofaro.

Traditori seriali. Perché nell’ora della rabbia cieca, quel vecchio detto “chi tradisce una volta tradisce sempre” è rimasto inciso nella roccia dal lontano 8 settembre 1943.

Andiamo al dunque! Guardiamoci allo specchio e poniamoci una domanda: che cosa avremmo fatto noi, al posto di Carlo Salvemini?

Non avremmo avuto un attimo di tentennamento. Stando alle logiche di chi oggi appoggia Salvemini ed in suo nome avanza vere e proprie “crociate” contro il centrodestra infedele, avremmo dovuto mettere persino il convicinato delle partecipate nelle condizioni di andare via.

Noi invece continuiamo a farci promulgatori del criterio del “merito”, della “professionalita’” e dei risultati positivi. Principi.

A testimoniarlo è la nostra storia politica!

Storia di amministratori ultra decennali che non hanno mai avanzato una nomina politica o partitica. Al massimo ci siamo permessi di segnalare la via del sacrificio e del lavoro nei settori della cultura, della gestione dei beni ad essa collegati, del donare se  stessi e le proprie conoscenze, qualche volta anche per placare e  frenare la bramosia del guadagno facile ed i cedimenti morali di qualche giovanotto.

Noi, siamo esempio! Questa è la verità.

Non avremmo sacrificato coerenza e decennali lotte per “l’alternativa a sinistra”, fra lo sventolio di bandiere importanti e principi nobili,  il “vento della nuova politica”  al grido “stampagnati le fenesce” per uno spirito di dispetto e ripicca. Avremmo rivendicato ben altre ragioni ed usato ben altri argomenti per superare definitivamente un centrodestra impresentabile ma senza “gettare l’acqua sporca con tutto il bambino”.

Ha ragione chi sostiene che la prima Repubblica, non sia mai tramontata, ma se un tempo la regola era basata sulla “spartizione” del potere a fette, la “lottazzione”, oggi è basato “sull’alternanza” all’insegna del vero maggioritario. A Lecce persino sul vecchio adagio: “cumanna l’articulu quintu: ci tene a manu  è bintu”. Ed hanno vinto quelli che un tempo erano i  “nemici” comuni e non certo il vento della politica buona, la peggiore sinistra alleata con il peggiore centro, con buona pace dei nostri “cammarati”.

Niente cambiamento, niente Presidenza del Consiglio, niente Presidenza delle partecipate, forse qualche presidenza di commissione. Coloro i quali non hanno ottenuto nel centrodestra non perché sfortunati o maltrattati, semplicemente perché mediocri,  figuriamoci se possono pesare dall’altra parte. Saranno accontentati con 30 denari. Triste destino che la storia riserva ai traditori.

E se l’avessimo fatta noi, la politica per la sola bramosia degli incarichi ….. con le competenze dimostrate altro che Gran Consiglio!

 

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